L’associazione

Quale futuro per la Sanità pubblica?

È arrivato il momento per coloro che a vario titolo credono nella sanità pubblica e nella sua utilità sociale, di decidere cosa fare e cosa sia meglio fare perché la sanità pubblica rimanga un diritto fruibile ed esigibile, perché a condizioni bloccate, la sanità pubblica sta morendo e, se le cose non cambiano, è vano sperare che domani andrà meglio.

Per evitare il peggio, ci sono alcune soluzioni: riformare il sistema puntando all’efficienza ed eliminando gli sprechi, rendere più attrattiva economicamente la professione di medico ed infermiere, lavorare per abbassare ed armonizzare i costi complessivi del sistema, per renderli compatibili sia con i diritti dei cittadini che con la spesa pubblica, sviluppare ed applicare modelli organizzativi in grado di garantire sostenibilità, efficienza, digitalizzazione, continuità delle cure, prossimità ed equità nell’accesso.

Per farlo sono necessarie idee e proposte nuove, originali, senza fare come si é sempre fatto, dal ’78 in poi, aggiungendo stratificazioni legislative, provvedimenti vari, senza mai semplificare leggi, processi e procedure. Fino ad oggi si è ridotto il numero delle aziende sanitarie senza un’idea precisa della funzione a cui dovevano assolvere e nessuna verifica sui risultati conseguiti dalle mega aziende, tant’é che in molte aziende, non sono mai stati ripensati i servizi! Infatti, si è bloccato il turn over ma non sono state ripensate né le funzioni, né i ruoli né le competenze dei professionisti; si sono ridotti i posti letto ma non si è ripensato l’ospedale; dopo tante “rivoluzioni organizzative” realizzate durante il covid19, si sta ritornando indietro nonostante le opportunità del Pnrr; sono stati progressivamente limitati gli spazi decisionali dei professionisti ma in nessun caso si é ripensato al ruolo e alle funzioni del medico e degli altri operatori della Sanità.

Per garantire in futuro un SSN simile a quello di cui abbiamo usufruito negli ultimi 40 anni, è necessario trovare un equilibrio tra finanziamento e spesa pubblica, ma l’uso del termine sostenibilità è stato usato in modo molto “equivoco” con sinonimi molto diversi nel significato quali ad esempio: de-finanziamento e compatibilità finanziarie. Politicamente la cosa più semplice da fare è sempre stata quella di attuare restrizioni, tagli per lo più lineari, o i Piani di Rientro con obiettivi solo economici, facendo pagare le crisi economiche ai cittadini, passando lentamente dal sistema “più equo” al “meno iniquo”.

Oggi invece, bisogna fare la cosa più difficile, quella che però serve, ovvero rispondere agli stessi problemi con riforme profonde, che toccano privilegi, rendite di posizione, clientelismi o prassi consolidate.

La sostenibilità del SSN, come la intendiamo in queste pagine, è quella universale sancita in Costituzione, che “dà tutto a tutti in base al proprio bisogno di salute” e che consente a questi principi di perdurare nel tempo. Alle condizioni attuali è necessario ed urgente creare equilibri nuovi per evitare che il sistema pubblico diventi meno a carico dello Stato e quindi meno “Pubblico” e di conseguenza meno accessibile per gli ultimi. La sostenibilità da noi intesa è quella che si contrappone all’antieconomicità, alla inappropriatezza clinica, assistenziale ed organizzativa, alla corruzione, alla burocrazia, agli anacronismi organizzativi, alle diverse logiche di potere in Sanità.

L’equazione proposta da molti economisti e presa in considerazione da molti politici è il “taglio della spesa/riduzione dei servizi” ovvero “o taglio dei servizi o taglio dei LEA”. Infatti, con alcune politiche di definanziamento del sistema sanitario nazionale si sta determinando una progressiva disgregazione del sistema pubblico, con il pericolo di aumentare le disuguaglianze tra le regioni e la disparità di trattamento tra cittadini.

Si corre il rischio di un peggioramento della qualità dei servizi, di un contestuale allungamento delle liste d’attesa e un maggiore ricorso alla spesa privata dei cittadini o alla rinuncia alle cure, a cui si legherà nel tempo un incremento dei deficit regionali dovuti sia alla mancata realizzazione dell’efficientamento necessario sia all’eccessiva privatizzazione delle prestazioni sanitarie.

Noi invece proponiamo di partire da una riorganizzazione completa del SSN, dove i processi di vero efficientamento si coniugano con l’appropriatezza clinico- assistenziale e soprattutto organizzativa, con una battaglia reale agli sprechi e alle diseconomie (sovra utilizzo, frodi e abusi, costi eccessivi, sottoutilizzo, ecc.).

Una rivisitazione del sistema sanitario, che parte dalla organizzazione, passa per la burocrazia e finisce con l’accountability e la trasparenza, che sono il vero baluardo contro l’inefficienza, la corruzione, le clientele, perché sarebbe immorale mantenere gli sprechi accompagnati dai tagli sempre maggiori, riducendo progressivamente le prestazioni e i diritti delle persone.

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È il momento per chi crede nella sanità pubblica di decidere come agire per salvarla, poiché, senza cambiamenti, il sistema è destinato al collasso.

Per evitarlo, è necessario riformare il sistema eliminando gli sprechi, rendendo la professione medica più attraente economicamente e abbassando i costi complessivi per allinearli con la spesa pubblica e i diritti dei cittadini.

Dobbiamo affrontare il problema chiedendoci quali siano i “mezzi necessari per fare salute”: risorse finanziarie, servizi organizzati, operatori qualificati, cittadini informati, conoscenze e modalità operative che, se ben gestiti, possono generare ulteriori risorse.

Per garantire un Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sostenibile, è cruciale bilanciare finanziamento e spesa pubblica. La nostra visione di sostenibilità combatte sprechi, corruzione, burocrazia e inefficienze, senza ridurre i servizi o i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Il futuro della sanità pubblica dipende dalle nostre azioni oggi. È tempo di attuare riforme profonde per assicurare un SSN universale e sostenibile per le generazioni future.

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